245 Carrozzeria

Il cofano staccato dalla lastrina.

Dalla parte interna si salda il dado alla linguella

Si fissano la grata e gli sportelli superiori.

Dopo averlo piegato si fissa anche il camino.

Ora si piega all’interno la linguella a cui abbiamo saldato il dado rinforzandola con una saldatura per fare in modo che stia ben ferma quando si dovrà avvitare al telaio. A questo punto si piega il cofano e si chiude. Avevo notato in modelli visti già montati che gli spigoli sul davanti apparivano troppo aguzzi e allora ho cercato di lasciare un po’ di spazio per poi riempirlo con stagno, limarlo e fare degli spigoli più arrotondati (il risultato finale penso mi dia ragione in questa scelta).

La cabina prima della piegatura.

La cabina è stata chiusa. Prima, però si devono saldare i dadi sulle due linguelle e poi piegate anche loro.

L’interno della cabina. Sul fondo si vedono i due dadi saldati.

Sul retro viene applicato lo scatolare su cui verrà fissata la pedana e le parti laterali in alto della cabina sono sagomate sui profili del frontale e del retro. Quindi vengono saldate, si deve fare attenzione a fare una saldatura molto fine per permettere poi di fissare il vetro.

Ora la cabina viene fissata al cofano.

L’insieme dei due pezzi visto da dietro.

Vengono fissati gli scatolati laterali dopo averli piegati e saldati

I fari anteriore, prima di essere fissati, devono essere privati dell’astina di sostegno.

Il tetto deve essere piegato sagomandolo sul profilo della cabina. Si saldano il fischio e la parte superiore del camino.

Il tetto fissato alla cabina.

Castruzione di un faro posteriore

Quello che segue non interesserà nessuno che deve costruire la 245 di Lineamodel, ma è una conseguenza a un mia sbadataggine che trovo interessante documentare.

Domenica mattina, pensavo finalmente di finire la mia 245. Dovevo ancora fissare i fari posteriori, i vetri, il tetto e dare una bella verniciata a tutto. Mi sono messo al tavolino dove lavoro, ho aperto il cassettino dove c’erano i fari e… piccolo dramma! Un faro era sparito. Ho cercato dappertutto, ma niente. Tra uno smoccolamento e l’altro ho realizzato che probabilmente prendendo qualche pezzo, il faro, è rimasto impigliato ed è caduto. Ho scopato tutto lo studio. Per lo stupore di mia moglie ho messo la spazzatura raccolta sul tavolo e con una lente (il faro misura circa mm.2 x 2) ho controllato tutto. Niente!!! A questo punto avevo due possibilità: riordinare le microfusioni aspettando qualche settimana o provare a farmi un faro a colpi di lima. Ho scelto la seconda soluzione, anche come sfida per vedere se ne fossi capace. 

Ho fatto uno schizzo rilevando le misure esatte con il calibro dal pezzo superstite che si vede nella foto assieme al pezzo di scarto delle microfusioni che utilizzerò per provare a realizzare l’altro faro. 

C on piccole lime da oreficeria ho portato una parte al diametro a mm 2,9 che è il diametro della corona del faro.

Ho creato la corona e ho fatto il foro di alloggiamento del braccio

Non potendo usare il trapano a colonna perché il pezzo era troppo piccolo, ho utilizzato il dremel a mano per fare un foro sulla testa del cilindretto e creare l’interno del faro. Il foro è venuto abbastanza preciso anche se non ho potuto usare la colonna perché il pezzo era troppo piccolo.

Il foro è venuto abbastanza preciso anche se fatto senza la colonna ed è pronto per essere staccato.

Cosa che ho fatto con il dischetto del dremel tenendo ben fermo il faro con una pinzetta perché non voli via al momento dello stacco.

Nota: sembra che ci siano due lame di taglio, ma è un effetto ottico dovuto a un filino che era attaccato al perno e che ruotando dava l’impressione di una seconda lama…

Il faro, stretto nel calibro per un ulteriore controllo, come appare proima che gli saldi il braccio di sostegno.

Ho recuperato un gambo da una microfusione di scarto e l’ho saldato al faro usando il saldatore a fiamma perché quello elettrico non riesce a scaldare a sufficienza una microfusione e la saldatura potrebbe risultare debole.

Il faro finito, ancora da colorare, confrontato con l’ originale.

Alla fine il lavoro mi sembra accettabile e quando saranno colorati non credo si capirà che uno l’ho fatto io. In conclusione ho sprecato una mattinata, ma la soddisfazione per il risultato mi ha ripagato abbondantemente.